Anno sabbatico, questo sconosciuto

Decimo anniversario dal mio primo vero viaggio.

A 19 anni anni sola, nel Nuovo mondo.

Neo-diplomati, andate e scoprite, il mondo è là fuori che vi aspetta!

Perché in Italia non si conosce e non si pratica l’anno sabbatico? Colpa delle mamme italiane troppo chiocce? Non preoccupatevi, i vostri figli non possono che tornare più svegli di come sono partiti! Vi racconto la mia esperienza di otto mesi tra Nuova Zelanda, Australia e Fiji.

Partiamo dall’inizio. Conseguito il diploma al liceo classico non sapevo proprio che università scegliere. E come fai a saperlo? Devo essere sincera, l’idea di riprendere gli studi dopo un tour de force di studio protrattosi fino a Luglio per la maturità non mi attirava. E fu così che nell’Agosto del 2009 andai da mia madre e le dissi: ‘Mam, parto per otto mesi per la Nuova Zelanda!’ E lei, anziché darmi un bello scappellotto come avrebbe fatto una madre italiana, mi rispose: ‘ma dai, facciamo sei per cominciare!’ Lei è inglese e non si è stupita più di tanto della mia richiesta né ha opposto resistenza. Un’esperienza del genere non può che farti maturare quindi, perché opporsi? 

In Italia purtroppo quest’usanza non è diffusa e comprendo che possa far preoccupare. Ma vi posso assicurare che in altri Paesi è una pratica diffusa, anzi in Germania addirittura dopo il liceo se opti per il servizio civile o l’anno sabbatico lo Stato ti paga un indennizzo (o almeno questo succedeva nel 2009) e molti dei miei compagni di viaggio tedeschi ne giovavano. 

Scelsi la Nuova Zelanda perché volevo andare nel posto più lontano da casa e perché era molto facile ottenere il WHV: il Working Holiday Visa, ovvero un visto di lavoro e vacanza che viene concesso agli under 30 degli Stati che hanno stretto questo accordo diplomatico. Nel 2009 per ottenerlo i requisiti erano semplici: bisognava compilare un form online, avere un biglietto aereo di uscita, un’assicurazione di viaggio e dimostrare di avere almeno 1000 € (ora sono 2500) sul conto.  Trovate tutte le info al link qui

Appena cominci a lavorare è inoltre obbligatorio munirsi di un numero di previdenza sociale e di un conto corrente neozelandese. Tutte pratiche che non possono far altro che prepararti alla vita, e che in ogni caso sono estremamente semplici perché in Nuova Zelanda rispetto all’Italia la burocrazia è inesistente. E così sei pronto a lavorare. Molti ragazzi in possesso della WHV optano per il fruit picking ovvero la raccolta di frutta nei campi. Un lavoro dignitoso in assenza di una professionalità già sviluppata, cosa che io fortunatamente possedevo già. In tempo zero venni assunta in un ristorante italiano in cui ovviamente ero l’unica italiana. Se avete un minimo di esperienza di sala l’accento ‘spaghetti mafia mandolino’ è un affare per qualsiasi ristorante ‘italiano’.

Prima di mettermi tre mesi a lavorare però visitai tutta la Nuova Zelanda. Essendo alle prime armi in fatto di viaggi optai per un tour hop-on hop-off con la compagnia Stray: in pratica sono dei pullman che attraversano la Nuova Zelanda e puoi interrompere e riprendere il tour quante volte vuoi. Se prosegui il tour tutto d’un fiato è facile che entrerai a far parte di una sorta di famiglia di backpacker (i viaggiatori con lo zaino in spalla): si cucina e si mangia insieme, ci si ferma negli stessi ostelli, si festeggia insieme ecc.. condividere un viaggio e confrontarsi con culture da tutto il mondo è stata un’esperienza indimenticabile e che consiglio a tutti. Tutte le info qui.

Dopo aver viaggiato in lungo e in largo per un mese la Nuova Zelanda era tempo di fermarmi e di mettere in saccoccia qualche denaro. Decisi di fermarmi a Nelson, una cittadina festaiola sulla Costa Nord dell’isola meridionale, molto vicina all’Abel Tasman National Park: spiagge di sabbia dorata e mare verde cristallino dove potersi rilassare nei giorni di riposo dal ristorante. 

A Nelson vivevo in una casa affittata sopra al ristorante in cui lavoravo e condividevo l’alloggio con molte persone che proprio come me avevano scelto la Nuova Zelanda per il loro anno sabbatico. Alcuni di loro per visitarla avevano scelto un metodo avventuroso: avevano comprato un van già ammobiliato con letto e stoviglie e via, pronti a partire. 

La compravendita di automobili in Nuova Zelanda è molto semplice: carta, penna, io Pinco lascio questo mezzo a Pallo e sei on the road. Nessuna voltura, nessun bollo. Se vi piace quest’idea vi basterà tenere d’occhio le bacheche degli ostelli: qui troverete gli annunci di van in vendita o di passaggi offerti o di ricerca di travel mate per condividere l’intero viaggio alla scoperta delle meraviglie della NZ. Ci sono anche molti siti che pubblicano questo tipo di annunci tra cui: http://www.backpackerboard.co.nz

Fu proprio così che trovai i miei compagni di viaggio per l’Australia: affittammo una macchina e in un mese percorremmo tutta la East Coast da Sidney a Cairns. Trovai l’Australia troppo turistica e troppo poco selvaggia per i miei gusti quindi optai per un mese alle Fiji prima di tornare a casa. Qui prenotai un tour hop-on hop-off in barca che mi lasciava su un’isola a mia scelta. Succedeva anche che talvolta mi ritrovassi sola con i pochi abitanti dell’isola…un sogno! Tutte le info qui.

A Giugno fu tempo di tornare in Italia: nulla era cambiato, solo io lo ero e vedevo tutto con occhi diversi. Anche l’università era ancora lì ad aspettarmi e optai per la Facoltà di Lingue a Torino e a dispetto di coloro i quali mi dicevano che un anno sabbatico mi avrebbe fatto passare la voglia di studiare, mi impegnai anche di più di chi arrivava fresco fresco dal liceo. 

Per concludere, la Nuova Zelanda è un posto magnifico -e sicuro- da dove partire per un anno sabbatico alla scoperta del mondo.

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